Descrizione
Tre ore prigionieri sul treno senza possibilità di scendere e senza nessuna informazione.
E’ accaduto ieri mattina ai pendolari saliti sul regionale 11978, partito da Borgo San Lorenzo alle 7.24, passato, poi da Pontassieve alle 8.18 (già con cinque minuti di ritardo) e bloccato poi definitivamente al Girone. Spinto, poi, verso la fermata di Rovezzano da un altro treno.
Quello che è accaduto è semplice e per, certi versi, quasi consueto. Come raccontano sconsolati alcuni pendolari che hanno vissuto questa avventura ieri, ma che l’esperienza l’avevano già fatta una decina di giorni fa.
In quell’occasione, un treno che sarebbe dovuto arrivare alle 8.30 a Firenze, giunse a destinazione alle 11.40. Ieri il convoglio si è fermato, come da programma, alla stazione di Compiobbi. Ma dopo poco, all’altezza del Girone, il treno si è fermato inspiegabilmente. La tensione, tra i passeggeri, è salita. Anche perché la spiegazione si è limitata ad un generico “guasto al locomotore”.
Con, però, una poco incoraggiante indicazione sui tempi di ripartenza: almeno due ore. Tanto che poi, in effetti, il treno è arrivato alla stazione fiorentina di Santa Maria Novella alle 10,33, con un’ora e tre quarti di ritardo.
I pendolari hanno protestato perché per evitare tutta questa attesa sarebbe bastato fermarsi alla stazione di Compiobbi e dare la possibilità di prendere il treno successivo, ma così non è stato. Qualcuno, poco prudente e mosso dallo sconforto, ha anche attraversato i binari per cercare di trovare un mezzo alternativo.
Rischiando seriamente di finire sotto un treno di passaggio. Le operazioni di ‘recupero’ hanno coinvolto un altro treno passeggeri, utilizzato per spingere quello guasto fino a Rovezzano.
La notizia dei pendolari prigionieri sul treno è arrivata anche all’Assessore ai Trasporti del Comune di Rufina, Vito Maida. Anche perché il treno in questione era quello frequentato, per la maggior parte, da residenti nei comuni di Rufina e Dicomano.
“Non ne possiamo più di questa situazione – ha detto Maida –. I nostri cittadini, quando prendono il treno, conoscono l’orario di partenza, ma non quello di arrivo. Si tratta di gente che deve andare a lavorare e perde ore in questo modo. Poi - conclude Maida – ci meravigliamo se molti decidono di utilizzare l’auto."
Tratto da “La Nazione” del 28 ottobre 2010.